I vari tipi di vite, dalle viti a testa piatta alle Torx

Viti a testa piatta, viti autofilettanti, viti a stella: ecco una guida semplice ai vari tipi di vite, per non sbagliare più negli acquisti.

Ti è mai capitato di entrare in un negozio per comprare delle viti e metterci delle ore prima di riuscire a capire quale acquistare per il tuo progetto? Viti a testa piatta, viti autofilettanti, viti a stella e chi più ne ha, più ne metta.

Sul mercato esistono tantissimi tipi di vite, tutti diversi: in alcuni casi le caratteristiche di un modello sono funzionali, in altri decorative. In generale, però, è necessario conoscere le differenze in modo da riuscire subito a capire qual è l’elemento di fissaggio più adatto al lavoro che si deve svolgere.

Qui di seguito trovi una panoramica sulle viti più diffuse in Italia, ognuna con le proprie caratteristiche, i punti di forza e quelli deboli.

vite

Viti a testa piatta, arrotondata o esagonale

La prima differenza che intercorre tra i vari modelli di vite disponibili sul mercato è da ricercare nella forma della testa degli elementi di fissaggio.

Le viti a testa piatta sono quelle più comunemente usate nel mondo dell’arredamento: il loro design è creato in modo che, una volta serrate completamente, la testa possa scomparire completamente all’interno della superficie su cui la vite è stata avvitata.

Questa caratteristica è estetica, certo, ma anche funzionale. Se l’elemento di fissaggio non sporge è impossibile che si impigli nei vestiti, ad esempio, o che impedisca il corretto movimento di componenti come cassetti e sportelli. Proprio per questo motivo, le viti a testa piatta sono molto comuni nel settore dell’arredamento e in quello dell’edilizia. Una volta installate, le viti a testa piatta possono essere coperte e nascoste ulteriormente con della vernice, oppure con degli appositi tappi.

Le viti a testa tonda o esagonale vengono usate per fissaggi che richiedono una forza maggiore e in luoghi nascosti, quando non importa che l’elemento rimanga in rilievo e la testa non impedisce il movimento di altri componenti della struttura.

L’impronta

Con il termine “impronta” ci si riferisce al foro presente sulla testa delle viti in cui viene inserita la punta della chiave o del cacciavite durante l’operazione di serraggio o allentamento.

Esistono viti che hanno una scanalatura dritta e possono essere avvitate con un comune cacciavite, altre hanno un foro a stella a quattro punte, altre ancora con una stella a sei punte (detta comunemente Torx).

Per ovvi motivi, la forma dell’impronta incide sul tipo di strumento da usare per avvitare la viti, ma non solo: può anche darci indicazioni sulla facilità d’uso e sulla resistenza di un elemento di fissaggio.

Ad esempio, le viti a testa piatta vengono usate principalmente su materiali abbastanza semplici da forare, come il legno, il cartongesso o l’alluminio che non presentano particolari difficoltà. Per questo, hanno spesso comuni fori per cacciavite a stella.

Gli elementi di fissaggio Torx, invece, vengono solitamente usati per forare e fissare materiali più resistenti e difficili. La particolarità degli elementi di fissaggio con questo profilo è che riescono a resistere a grandi sforzi di torsione senza spanarsi e, soprattutto, riducendo al minimo la possibilità di uno scivolamento dell’attrezzo e, come conseguenza, il verificarsi di danni e infortuni.

La filettatura

La filettatura può dirci molto su come e dove usare un particolare elemento di fissaggio. Ad esempio, le viti a testa piatta la cui filettatura è affilata e arriva fin sotto la testa vengono chiamate “autofilettanti” e possono essere avvitate senza fare buchi preventivi sulla superficie.

Al contrario, altri elementi di fissaggio hanno una filettatura che parte a metà asta o presente solo nella parte finale, verso la punta. Nella maggior parte dei casi, si tratta di viti che richiedono di eseguire dei buchi in cui poi essere avvitate o, addirittura, spinte con un martello, come i chiodi.

Scritto da Redazione Online

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