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Va bene che in Italia c’è la crisi. Va bene che le opportunità di lavoro, almeno sulla carta, sembrano essere ridotte rispetto ad altri paesi, però la realtà nasconde degli aspetti molto interessanti. Nel senso che bisogna considerare il quadro a livello mondiale che è notevolmente cambiato rispetto al passato.
Ma quali sono i cambiamenti che, comunque, dobbiamo metterci in testa che ci sono? Ecco alcuni aspetti molto importanti.
Davvero ci sarà ‘solo’ robotizzazione?
Sono anni che si parla da più parti di robotizzazione di alcuni lavori. Sembra che alcuni mestieri stiano lì lì per scomparire ma, in realtà, reggono alla grande. Anche in questo caso, però, è meglio mettere i puntini sulle i.
Non stiamo dicendo che i robot non sostituiranno l’uomo ma ci sono alcuni mestieri che necessitano di una presenza umana. Anche quelli più impensabili. Basti pensare alle ditte di traslochi nazionali. A un’analisi un po’ disattenta, infatti, si pensa che essendo un lavoro prettamente fisico, delle persone ci si può fare a meno.
In realtà no, perché l’esperienza umana è insostituibile. Una chiacchiera, una risoluzione immediata di un problema, anche un coinvolgimento maggiore tra le parti, sono degli aspetti che non bisogna assolutamente tenere in secondo piano.
Un altro esempio è quello del cameriere. Da quanti anni si dice che saranno sostituiti da robot? E invece non ancora! Anzi, ci sono ristoratori che lamentano proprio l’assenza di queste figure. Se fosse vero che siano facilmente sostituibili da macchine, non ci avrebbero pensato prima? In alcuni frangenti, infatti, la persona fa ancora la differenza.
Diverso è, invece, l’aspetto che riguarda una catena di montaggio. In quel caso è anche meglio che ci sia un robot a fare il compito manuale e ripetitivo così che l’uomo non sia soggetto a errori dovuto a distrazione o stanchezza e non c’è il contatto con il pubblico. Possiamo dire, in via generale, al momento, che nei lavori in cui c’è il contatto con il pubblico allora la persona svolge un ruolo che va al di là del compitino.
Il posto fisso sarà solo appannaggio degli statali
Il posto fisso non esiste più. Almeno nel privato. È questa, in estrema sintesi, la situazione in cui si trovano i dipendenti italiani. Se nel DopoGuerra per posto fisso si intendeva un contratto a tempo indeterminato anche nel privato, oggi non è più così, anzi.
L’azienda può chiudere da un momento all’altro e lasciare a piedi anche migliaia di lavoratori. Cosa che lo stato non può, ovviamente, fare con i propri dipendenti. Tanto è vero che, oggi, molte persone ripongono nei concorsi pubblici la speranza di poter sistemarsi a vita.
E questo vale anche in settori floridi, quali potrebbero essere le ditte di traslochi locali, visti i tanti matrimoni celebrati, o la ristorazione, il turismo e così via. Quindi, se si vuole il posto fisso bisogna solo vincere un concorso e diventare un dipendente dello Stato.
Non c’è un’altra via. Basta chiedere, per intenderci, a tutti quei lavoratori che sono 30 anni di servizio presso un’azienda sono stati in maniera brusca lasciati a casa.
Bisogna essere ‘mentalizzati’ alla mobilità
Questo è esattamente l’opposto del posto fisso. Se si lavora per un’amministrazione pubblica, ad esempio fare il dipendente comunale, la postazione di lavoro è la stessa per tutta la vita. Si possono mettere radici in un luogo preciso, trovare casa, sposarsi e così via. Nel privato, invece, la situazione cambia un po’.
Il mondo si è letteralmente globalizzato e, soprattutto quando si lavora per grosse multinazionali, le persone sono quasi costrette a spostarsi continuamente. Ciò presuppone ovviamente dei vantaggi economici ulteriori a discapito, però, di relazioni umane che difficilmente possono essere profonde.
Se si cambia luogo di lavoro molto spesso, è praticamente impossibile mettere delle radici. Ecco, se si vuole ambire in alto bisogna essere mentalizzati a tutto ciò e sapere cosa ci aspetta. Perché, che piaccia o no, il mondo come lo abbiamo visto fino a ora – o come lo hanno vissuto i nostri genitori e nonni – non esiste più.
È importante farsene una ragione prima che sia troppo tardi.