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Il busto di Winston Churchill, donato da Downing Street nel 1965, è tornato a occupare un posto di rilievo nello Studio Ovale, accanto al ritratto di Andrew Jackson, su richiesta di Donald Trump. Questo ritorno ha riacceso le polemiche riguardo alla sua presenza, che ha visto un percorso tortuoso nel corso degli anni.
Infatti, il busto era stato rimosso durante la presidenza di Barack Obama, per poi essere ripristinato durante il mandato di Trump. La figura di Churchill, noto per il suo ruolo durante la Seconda Guerra Mondiale, è spesso vista come un simbolo di resilienza e alleanza tra Stati Uniti e Regno Unito, ma la sua presenza non è priva di critiche, soprattutto in relazione al suo passato coloniale.
Accanto a Churchill, il busto di Andrew Jackson suscita altrettante controversie. Jackson, settimo presidente degli Stati Uniti, è celebrato da alcuni come un eroe del popolo, ma è anche noto per le sue politiche di espulsione dei nativi americani, che hanno portato a sofferenze incommensurabili. La sua figura è stata rivalutata nel contesto delle attuali discussioni sui diritti civili e sulla giustizia sociale. La scelta di esporre il suo busto nello Studio Ovale da parte di Trump, che ha spesso richiamato l’idea di un ‘populismo’ simile, ha sollevato interrogativi su quale messaggio si voglia trasmettere.
Il restyling dello Studio Ovale non si limita ai busti di Churchill e Jackson. La rimozione del ritratto di Franklin Delano Roosevelt, un simbolo del New Deal, ha segnato un cambiamento significativo, evidenziando le differenze ideologiche tra Biden e Trump. Inoltre, il ritorno di un busto di Robert Kennedy, accanto a dettagli come le tende dorate, riflette una volontà di mantenere un legame con la storia, pur reinterpretandola in chiave moderna. La scrivania Resolute, donata dalla regina Vittoria, rimane un elemento costante, simbolo di continuità nella storia americana. Tuttavia, le scelte di arredamento e decorazione rivelano molto sulle priorità e le visioni politiche di ciascun presidente.
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